Il primo appena svegli, un altro al bar con i colleghi, uno dopo pranzo e uno a metà pomeriggio alla macchinetta, magari. Quattro caffè al giorno è la media italiana. Considerando che i volumi di vendita di caffè macinato, ossia la moka, sono in calo già da anni in favore delle vendite del caffè porzionato – cialde e capsule – è ora di iniziare a pensare se e come avrà influito questa nuova abitudine sull’ambiente.
Un pacchetto classico della moka pesa 250 gr, venduto singolarmente o in bipack/quadripack, consente di fare decine di caffè avendo come scarto solo l’involucro di plastica e al limite il cellophane che racchiude tutte le confezioni. Quindi, il rapporto del caffè in polvere è 1 a 33 circa, ossia una confezione di scarto ogni 33 tazzine. Da quando si parla di cialde e capsule di caffè lo scarto è 1 a 1, essendo monodose. Vediamo meglio, però, di cosa si tratta.
Capsule e cialde per caffè: si smaltiscono alla stessa maniera?
Innanzitutto va fatta una distinzione fondamentale: cialde di caffè e capsule non sono la stessa cosa. La cialda è una sorta di filtro – come quello del tè – contenente circa 7gr di caffè. Essa è realizzata in materiale compostabile, la carta filtro, che una volta utilizzata può essere tranquillamente gettata nel cestino dell’umido e così avviata al compostaggio, proprio come i filtri di tisane e tè. Le più famose e facilmente acquistabili anche online sono le cialde di caffè compatibili ESE in materiale 100% compostabile che sono utilizzabili su macchine di diverso marchio.
Nelle capsule, invece, il caffè è contenuto in involucri rigidi di plastica o alluminio, più o meno colorati. I grandi marchi come Lavazza, Illy, Nespresso producono capsule utilizzabili solo nei propri modelli di macchine, ma ormai le diverse torrefazioni e produttori di caffè realizzano capsule compatibili a marchio proprio. La differenza con le cialde è evidente: la plastica o l’alluminio devono essere differenziati dalla polvere del caffè affinché la capsula possa essere avviata al riciclo, altrimenti così com’è andrebbe smaltita nel contenitore del secco/indifferenziato. In questo modo il problema ambientale sarebbe davvero elevato. Considerando i volumi di vendita delle capsule negli ultimi anni.
Soluzioni ecocompatibili per lo smaltimento delle capsule di caffè esauste: qualche esempio
Proprio per questo l’industria del settore si è iniziata ad innovare cercando soluzioni eco-compatibili. Le capsule totalmente riciclabili già sul mercato sono diverse: alcune torrefazioni hanno scelto di realizzarle in materiale 100% compostabile o biodegradabile. Al tempo stesso dei ricercatori hanno anche iniziato a studiare come riutilizzare la stessa polvere di caffè esausta, come la facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Bolzano, per estrarne antiossidanti per l’industria alimentare.
I giganti del settore hanno accolto la sfida e le perplessità delle associazioni di consumatori più attente all’ambiente; ad esempio Nespresso già da quattro anni raccoglie nel progetto The positive cup iniziative e progetti orientati all’aspetto ambientale del caffè monodose. Campagne, iniziative e progetti in questo senso sono promossi anche da Lavazza ispirandosi all’agenda 2030 dell’ONU in materia di sostenibilità, oltre alla già famosa capsula in Mater-Bi sviluppata con Novamont.
Inoltre, è sempre possibile sfruttare le capsule, colorate e versatili, per ricicli creativi: ci sono centinaia di idee sul web a cui ispirarsi per dare nuova vita a questi piccoli contenitori. Video, e tutorial su Youtube non mancano per poter creare collane originali, decorazioni per l’albero di natale, spille, orecchini, centrotavola…e qualunque cosa la fantasia possa suggerire.
In conclusione, gli amanti del caffè che tengono particolarmente all’ambiente e al problema dell’impatto ambientale possono scegliere tranquillamente la soluzione che più gli si addice senza per questo dover rinunciare al sapore di un buon espresso in ogni momento della giornata e se vogliono andare sul sicuro il caffè in cialde è la soluzione 100% green adatta a loro.