Ambientalisti: “Emissioni dell’impianto non adeguate”
Nuovi limiti anti-diossina per l’Ilva! Il decreto, in vigore dall’8 Marzo, vagliato dal Ministero dell’Ambiente come previsto dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale), obbliga l’acciaieria di Taranto a ridurre ulteriormente le emissioni di sostanze tossiche nell’aria: dagli attuali 0,30 nanogrammi per metro cubo, si passerà, infatti, al nuovo step di 0,15.
La diossina è una sostanza tossica che viene generata durante la fase di combustione dei materiali, dannosa per l’uomo quando poi si deposita nei campi coltivati e di conseguenza finisce nella produzione della catena alimentare.
La Regione Puglia, per prevenire tutto ciò, già nel lontano 2008, ha emanato una legge a riguardo contro la produzione eccessiva di diossina sul proprio territorio.
Tornando all’Ilva, insomma, sembra essere un atto dovuto e giusto, dopo le pressioni di ambientalisti, azienda sanitaria locale ed istituzioni cittadine e regionali, per cercare di salvaguardare la salute degli abitanti della città dei due mari e per arginare, per quanto ancora possibile, quel “brutto male” che affligge da decenni ormai la popolazione tutta, soprattutto quella dei quartieri confinanti con gli stabilimenti.
La misurazione della diossina, viene effettuata in loco, proprio dai tecnici del colosso industriale, che in cima al camino più alto dell’impianto, campionano per ore ed ore, una tantum, i fumi prodotti dalla combustione di materiali negli altoforni, che poi vengono successivamente analizzati.
Ma non basta e, molto probabilmente, non basterà secondo quanto si apprende dai rappresentanti di Peacelink, associazione che sta seguendo da vicino l’evolversi della situazione tarantina: “Ci sarebbero dei limiti ancora più rigidi da attuare per le emissioni dell’Ilva, ma sembra siano state prorogate fino al prossimo anno”.
E si continua ad indagare su dati veri o presunti, su sicurezza più o meno idonea, chiedendo a gran voce l’intervento della Commissione Europea, che imponga con fermezza la chiusura dello stabilimento di Taranto ed infligga un’aspra multa all’Italia per aver, troppo spesso, “chiuso di occhi” davanti a questa tragedia.