Notizia recente della rottura dell’iceberg Larson C, un enorme isola di ghiaccio galleggiante dalle dimensioni simili alla Liguria.
Una notizia attesa da tempo dagli scienziati, ma che sembra interessare poco ai governanti. Nonostante le belle parole, si fa ancora troppo poco per contrastare il cambio climatico in atto.
Certo, abbiamo anche i negazionisti, ma è inutile nascondere la testa sotto la sabbia di fronte a decenni di evidenze scientifiche che ci allertano della non sostenibilità delle nostre azioni.
L’umanità è cresciuta a ritmi vertiginosi, da un solo miliardo di individuo siamo passati ai 7,5 attuali e il trend non sembra diminuire.
Questo incremento demografico è il primo responsabile del consumo insostenibile delle risorse naturali che si aggiunge agli interessi delle lobby industriali che impediscono una rivoluzione verde necessaria.
L’aumento della popolazione incrementa la richiesta di terre coltivabili per la produzione di cibo, terre che vengono inevitabilmente sottratte agli habitat naturali quali le foreste.
La deforestazione infatti viaggia su ritmi spaventosi, intere foreste primarie sono sparite in pochi decenni.
Questo comporta non solo la distruzione di aree naturali uniche al mondo, ma anche un aumento delle emissioni che causano il riscaldamento globale.
Le foreste sono dei contenitori giganteschi di anidride carbonica, tagliarle, o ancor peggio bruciarle, sono un crimine contro l’umanità che andrebbe condannato con il massimo della pena.
Insieme alle foreste perdiamo biodiversità, animali unici, piante ancora da catalogare, insetti rari, potenziali sostanze bioattive e molto altro.
La natura si scontra con l’avidità umana e per il momento sta perdendo.
Non a caso questa è stata definita come l’era dell’uomo, l’Antropocene appunto.
Nonostante stiamo viaggiando alla velocità della luce verso il baratro, forse non tutto è perduto.
La sola risposta alla deforestazione e ai cambiamenti climatici è la consapevolezza del danno e dalla tecnologia.
Decine di migliaia di persone in tutto il mondo stanno infatti lavorando per contrastare la crisi ambientale attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie che possano sostituirsi alla devastazione ambientale.
Esemplare è il caso dei ricercatori inglesi che hanno perfezionato in laboratorio l’alternativa sostenibile all’olio di palma dalla coltivazione di alghe marine.
Le coltivazioni di palme da olio sono infatti una delle prime cause di deforestazione in paesi come la Nigeria e l’Indonesia e trovare un’alternativa è fondamentale per l’intera umanità.
Certo, alcuni hanno il coraggio di fare ironia circa i grandi temi ambientali, ma forse questi dovrebbero sapere che la terra è un ecosistema chiuso e le azioni che compiamo si ritorceranno contro di noi e i nostri figli.
Dobbiamo chiedere una maggiore tutela ambientale, l’istituzione di nuovi parchi nazionali, la protezione di quelli già esistenti, la formazione di personale specifico, implementazione delle nuove tecnologie e finanziamenti mirati allo sviluppo della rivoluzione verde.
Forse è già troppo tardi per azzerare gli effetti del cambio climatico, tuttavia è ancora possibile arginarlo, ma non possiamo continuare a rimandare.
Quando sentirai parlare il prossimo politico, domandagli nello specifico il suo programma ambientale che alla terra della riforma elettorale interessa ben poco.
Alessandro di Keep the Planet