Favignana, l’isola italiana che ha scelto le rinnovabili

A breve, Favignana potrebbe diventare la prima isola d’Italia a impatto zero, grazie ad un progetto presentato il 27 e il 28 maggio a La Maddalena presso il convegno ‘Greening The Islands Italia’.

La svolta, arrivata anche grazie alle richieste degli abitanti, verrà messa appunto dalla SEA (Società Elettrica) di Favignana, che conta di ricoprire il tetto della vecchia centrale a gasolio con sistemi di accumulo e pannelli fotovoltaici della capacità di circa 700 MWh l’anno. Una volta che l’isola sarà diventata green, il fabbisogno energetico di cui si farà fautrice, sarà in grado di rappresentare ben il 55% dell’energia richiesta da cittadinanza, esercizi commerciali ed amministrazione pubblica.

Ed è stata proprio l’amministrazione a promuovere l’utilizzo delle fonti rinnovabili, allo scopo di sostituire l’ormai ex futuro progetto di una nuova centrale elettrica a gasolio. Favignana ha dunque deciso di contare su una delle risorse che più abbondano sull’isola: il sole, puntando alla realizzazione di ulteriori impianti fotovoltaici su altri edifici, le cui potenzialità potrebbero aggirarsi intorno agli 11 MW totali. L’investimento, di circa 25 milioni di euro, andrebbe così a soddisfare tutte le necessità energetiche dell’isola, anche nel periodo di alta stagione.

Un tale processo però, sarà possibile solo grazie all’implementazione di una smart grid con sistemi di accumulo, ovvero sistemi di batterie volti ad accumulare l’energia di un impianto fotovoltaico prodotta in eccesso. Con il fotovoltaico per uso domestico infatti, si ha la possibilità sia di installare il giusto numero di pannelli che siano in grado di offrire energia sufficiente a soddisfare le necessità di un nucleo famigliare, ma anche di immettere il surplus di energia nella rete elettrica locale, per poi venderla al gestore tramite il meccanismo di regolamentazione dello scambio sul posto.

Il costo medio di un impianto fotovoltaico è di molto diminuito negli anni, arrivando a toccare il -15% nel 2015, un trend che sembra ripetersi anche per tutto il 2016. Ad oggi dunque, si parla di una spesa di circa 6.000-8.500 euro per un impianto fotovoltaico con potenza nominale di circa 3,5 Kwp, che risponde al fabbisogno di una famiglia con consumi medio-alti (ovvero di circa 4.000 kWh l’anno).

Anche se non sono più attivi gli incentivi statali del conto energia, l’installazione di impianti per il fotovoltaico domestico gode della detrazione fiscale del 50%, che consente di recuperare metà dell’investimento entro 10 anni, in più, l’energia in eccesso scambiata con la rete, viene remunerata con lo scambio sul posto (SSP), ovvero quella parte di energia che l’operatore elettrico acquista dall’utente proprietario dell’impianto, per offrirla agli altri cittadini che utilizzano la rete elettrica.

Per il momento, l’autoconsumo in sito sembra essere ancora la formula più utilizzata di fotovoltaico, questo perché quando tutta l’energia prodotta viene consumata, il costo delle bollette risulta essere pari al solo quantitativo di energia utilizzato. Non includendo gli oneri per l’approvvigionamento, che versa invece chi preleva energia pulita dalla rete elettrica, i costi risultano infatti drasticamente ridotti, e quanto più il risparmio sarà al massimo, tanto più rapido sarà il recupero dell’investimento per l’acquisto dell’impianto. Per approfondire l’argomento, qui un’interessante analisi sulle differenze tra scambio sul posto e autoconsumo.

Per non sprecare poi l’energia prodotta in eccesso, arrivano in aiuto le batterie di accumulo, che impediscono l’immissione automatica nella rete elettrica a favore di un immagazzinamento, che possa servire nei periodi di emergenza a fronte di cali di efficienza. Un sistema di accumulo consente infatti di rifornire di energia i luoghi non serviti dalla rete nazionale ma dà anche l’opportunità di offrire energia sufficiente per l’autoconsumo notturno e per quei periodi in cui l’impianto fotovoltaico produce di meno (ad esempio in caso di neve, pioggia e cielo coperto).

Ma Favignana non è l’unico comune d’Italia che a breve potrà vantare l’etichetta di emissioni zero. Il Manifesto per lo Sviluppo Sostenibile delle Isole Minori è stato infatti firmato da ben 36 città di Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana, ovvero quelle regioni dello Stivale in cui un impianto fotovoltaico vanta la maggior efficienza energetica. La carta di intenti vedrà le amministrazioni pubbliche e le imprese private impegnarsi sul fronte dell’eco-sostenibilità, dando vita ad una collaborazione che porterà alla realizzazione di iniziative turistiche, culturali, ambientali ed agricole volte al rilancio delle isole minori. Tramite gli incontri di ‘Greening The Islands Italia’, i comuni coinvolti potranno monitorare periodicamente l’evoluzione del loro nuovo modello di sviluppo, misurarne i progressi e fare così il punto della situazione per fissare nuovi e più importanti obiettivi futuri.

Written by: scavestrao898